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Distorsione e caviglia dolorosa: come si curano

Il problema della caviglia dolorosa si presenta soprattutto negli sportivi e solitamente si manifesta in seguito a una distorsione. E’ vero che a esserne colpiti più spesso sono gli sportivi, ma può capitare a chiunque di appoggiare male il piede e, di conseguenza, di restare vittima di questa problematica. Non bisogna mai sottovalutare questi eventi, perché se non ben curate le distorsioni possono non guarire perfettamente, continuando a provocare dolore.

Distorsione e caviglia dolorosa, com’è fatta l’articolazione?

La caviglia, o articolazione tibio-tarsica, è la più congruente di tutte le articolazioni. E’ formata dal contatto tra tibia, perone e astragalo che, insieme, formano un “mortaio” che rende possibile la flessione e l’estensione del piede. La caviglia è in assoluto l’articolazione che con maggior frequenza va incontro a episodi traumatici.

Gli eventi traumatici ai danni della caviglia

La distorsione della caviglia è un evento che tutti noi sperimentiamo almeno una volta nella vita. Si tratta di un evento nel quale più spesso la caviglia si inverte o supina in modo eccessivo. Più semplicemente, si verifica quando il piede ruota accidentalmente in modo non naturale verso l’esterno lesionando, a seconda della gravità, il comparto legamentoso e/o osseo. Una distorsione capita più spesso a chi pratica sport a vario livello, ma può succedere anche agli amatori che ogni tanto s’improvvisano, nonché a chi non fa sport ma per varie ragione si ritrova ad appoggiare il piede in modo errato.

I diversi gradi distorsivi

Nelle forme lievi la distorsione si manifesta con dolore e modica tumefazione dei tessuti molli (il classico gonfiore) che permane per alcuni giorni in relazione alla presenza dell’ematoma. Nei casi lievi il riposo, il ricorso al ghiaccio nonché alla terapia farmacologica prescritta dallo specialista e la successiva terapia riabilitativa sono sufficienti per consentire un buon recupero articolare. In questo caso i tempi di recupero sono quantificabili in una decina di giorni circa. Nelle forme più gravi, invece, l’evento può causare la frattura dei malleoli (sia tibiale che peroneale). In questi casi il periodo di recupero è molto più lungo poiché necessaria terapia chirurgica adeguata alla lesione, seguita dalla necessaria terapia riabilitativa.

Diagnosi

E’ molto importante effettuare una corretta diagnosi il prima possibile per impostare subito dopo la terapia volta a favorire il completo recupero funzionale del paziente. Per questo motivo, accanto all’anamnesi e alla relativa valutazione clinica da parte dello specialista, è indispensabile aggiungere la radiografia. Qualora questa indagine da sola non sia sufficiente a confermare i sospetti del medico, un’ecografia o la risonanza possono senza dubbio fornire informazioni più precise sia sullo stato legamentoso, sia su quello osteocartilagineo. Si tratta di informazioni importanti, grazie alle quali il medico può prendere provvedimenti utili a evitare che possano in seguito permanere dolorabilità nella deambulazione o instabilità articolari che portano anche a facili cedimenti.

Tecniche chirurgiche artroscopiche e riabilitazione

Nelle forme più gravi le tecniche chirurgiche si sono affinate consentendo anche l’approccio artroscopico per l’esecuzione di ricostruzioni legamentose. Inoltre, qualora necessario, è possibile ricorrere a placche e viti che oggi vengono realizzate sfruttando le potenzialità di numerosi nuovi materiali a basso profilo. Grazie a esse è possibile ridurre e stabilizzare le fratture con minimi ingombri e accessi chirurgici sempre meno invasivi. Al corretto trattamento chirurgico però deve seguire un ciclo di fisioterapia assistito che consente il completo recupero articolare, nonché il contemporaneo recupero di quella sensibillità propriocettiva che permette a ognuno di noi di evitare di incorrere nuovamente in episodi distorsivi.

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