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Piede cavo, cos’è e come si cura

Il piede cavo è una malformazione anatomica: chi ne è afflitto presenta un arco plantare mediale più alto rispetto alla norma. Questo provoca una modifica dell’appoggio al suolo e quindi una distribuzione del peso sui piedi diversa dal solito.

In cosa consiste il piede cavo

Il piede cavo è una deformità del piede che si caratterizza per una accentuazione della volta longitudinale mediale. Significa che il piede presenta un arco interno plantare molto pronunciato a cui si associa una flessione plantare del 1° raggio marcata. Si registra anche, solitamente, la tendenza delle dita a presentarsi in griffe, cioè ad artiglio.

Le cause del piede cavo

I piedi cavi possono essere determinati da cause genetiche (ereditarie). In altri casi possono essere determinati da cause multifattoriali, idiopatiche (idiopatica è una malattia che non si accompagna ad altri processi morbosi e della quale non si conosce la causa). Tra le cause multifattoriali sono incluse le patologie neurologiche (per esempio la malattia di Charcot, la spina bifida, le distrofie muscolari), le malattie metaboliche (come la gotta e il diabete evoluto) e, infine, eventuali traumi.

Come si classifica il piede cavo?

Esistono diversi gradi di cavismo. Il cavismo di 1° grado presenta una modica accentuazione della volta o arco del piede interno. Quello di 2° grado è caratterizzato da un’accentuazione più evidente dell’arco plantare (ma con l’orma del piede che mostra ancora una linea di unione del retropiede con l’avampiede). Il 3° grado consiste nella grave accentuazione della volta interna del piede con evidente separazione nell’impronta fra retropiede e avampiede.

Come ci si accorge di avere il piede cavo?

Questo disturbo spesso è asintomatico, quindi chi ha il piede cavo non accusa sintomi particolari. Nei casi evoluti, però, il paziente lamenta disturbi quali stancabilità al cammino prolungato, facilità a prendere storte alla caviglia o dolore nelle sedi in cui si formano i calli sulla pianta del piede, tipicamente sulle teste metatarsali o, ancora, sul calcagno.

La diagnosi

Di solito è sufficiente una semplice valutazione del paziente che presenta un piede con un arco marcato. Alla diagnosi si risale dalla valutazione della camminata e, molto spesso, aiutandosi con esami di tipo baropodometrico. Ulteriori accertamenti che possono aiutare il chirurgo per la decisione sul trattamento da effettuare sono le radiografie in carico (stando in piedi) e la risonanza magnetica che permette di valutare le condizioni delle articolazioni e delle parti molli.

La terapia

Nei casi iniziali l’utilizzo di calzature comode con tacchi meno pronunciati e un’attività di stretching muscolo-tendineo può ridurre i sintomi ed i disturbi legati al cavismo. Nei casi avanzati, invece, la chirurgia diventa la sola possibilità per poter ottenere una qualità di vita accettabile. Spetta al chirurgo valutare se siano sufficienti trattamenti sulle parti molli o se invece è necessario intervenire anche sulle strutture ossee facendo ricorso a osteotomie correttive o, nei casi più gravi, ad artrodesi articolari.

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