I piedi piatti sono una patologia abbastanza diffusa e anche facilmente riconoscibile. Infatti, nel caso in cui si sia affetti da questa malattia la curvatura fisiologica dell’arco plantare interno appare molto ridotta o totalmente assente. Ciò provoca il conseguente eccessivo aumento della superficie d’appoggio poiché la pianta del piede, per effetto dell’alterazione, finisce con il toccare completamente il suolo. In molti casi, ma non in tutti, questo fenomeno si porta dietro anche la cosiddetta pronazione del retropiede, nota come valgismo, con il tallone che internamente tende a cadere. E’ in questo modo che l’organismo tenta di compensare il cedimento della volta della pianta del piede.
I piedi piatti nei bambini non sempre sono un problema
Nessun timore se nei bambini fino a 4 anni si riscontra un problema di piedi piatti. Nei primi anni di vita, infatti, i piedi piatti sono perfettamente normali e non sono patologici. Il nostro corpo in fase di sviluppo apporta gradualmente modifiche e correzioni posturali ai piedi fino a quando, intorno ai 7 anni, le estremità inferiori non avranno assunto la propria classica forma caratterizzata dall’arcata plantare curva.
Quando preoccuparsi?
Nel momento in cui una visita specialistica tra i 5 e i 7 anni dovesse rilevare uno sviluppo lento, nei casi più lievi per risolvere il problema potrà essere sufficiente l’utilizzo di un plantare correttivo. Invece, per situazioni più gravi bisognerà ricorrere all’intervento chirurgico.
I piedi piatti negli adulti
Esistono situazioni nelle quali durante l’infanzia il piede si è sviluppato correttamente ma poi, in età adulta, avviene un cedimento dell’arcata plantare, dovuto a cause acquisite, che determina l’insorgere del problema. Ci sono inoltre casi in cui la patologia può essere congenita, ovvero il piede non si è mai sviluppato nel modo giusto.
Piedi piatti negli adulti, le cause
Le cause dei piedi piatti negli adulti possono essere differenti. Si spazia da traumi al tendine d’Achille, ai piedi o alle caviglie, a malattie come l’artrite. Ci sono poi patologie neurologiche quali distrofia muscolare, paralisi cerebrale e spina bifida, nonché neuropatie come diabete e poliomielite. Sovrappeso e obesità, invecchiamento con conseguente usura di tendini e articolazioni, gravidanza con brusco aumento di peso, attività sportiva pesante come la corsa eseguita in modo scorretto e postura errata possono aggravare la patologia o accelerarne l’insorgenza.
Casi asintomatici
La maggior parte delle persone non risente di sintomi fastidiosi derivanti dalla patologia, tendendo così a non intervenire. Tuttavia, chi ha il problema dei piedi piatti ma è asintomatico non dovrebbe dimenticare che potrebbe sviluppare con più facilità altre patologie come l’alluce valgo o l’artrosi della caviglia. E’ dunque importante intervenire anche se asintomatici per rimediare, meglio ancora se in età pediatrica.
Casi sintomatici
Chi presenta sintomi solitamente soffre di dolore ai piedi per talloniti o fasciti plantari. E’ possibile accusare anche gonfiore alle caviglie associato a dolore, dolori diffusi a polpacci, ginocchia, bacino o persino mal di schiena, causati da alterazioni posturali. L’equilibrio può apparire alterato, soprattutto qualora il problema colpisca un solo piede e non entrambi. Si segnalano infine l’iperpronazione del retropiede, più facilità nell’incorrere in infortuni da attività sportiva, tendiniti e crampi notturni frequenti.
Diagnosi
La diagnosi dei piedi piatti compete allo specialista che esegue, innanzitutto, una valutazione podologica e posturale. Durante la visita il medico ortopedico esegue anche l’esame baropodometrico che rileva la superficie d’appoggio. Quando la diagnosi si dimostra difficile, oppure si sta valutando l’opportunità di eseguire un intervento chirurgico, la radiografia sotto carico, l’ecografia (in caso di sospette lesioni tendinee), la TAC o la risonanza magnetica possono rivelarsi molto utili.
Cura conservativa
Per la cura dei piedi piatti l’ortopedico può prescrivere vari percorsi conservativi, oppure consigliare la chirurgia, a seconda della gravità dei sintomi e del grado di piattismo. Tra i rimedi conservativi rientrano i plantari ortopedici su misura e calzature adatte, un po’ più alte dietro, che scaricano e ammortizzano il peso. Utile anche un’adeguata fisioterapia con esercizi correttivi per apprendere la postura idonea durante la camminata e la corsa (consigliata in particolar modo agli sportivi). Camminare a piedi nudi su terreni naturali come erba e sabbia, evitando le pavimentazioni artificiali, apporta benefici così come l’esecuzione di esercizi di stretching.
Terapia farmacologica e calo ponderale
Assumere all’occorrenza farmaci antidolorifici, cercare di perdere peso, sottoporsi a tecarterapia o ultrasuoni per controllare il dolore, evitare sport e attività che possono far insorgere il dolore (corsa, danza o basket) sono altre prescrizioni mediche contro la malattia. Ciclismo o nuoto sono invece gli sport consigliati. Si può camminare, anche a passo veloce o a lungo, a patto che si indossino già dei plantari ortopedici adatti.
Cura chirurgica
Nelle situazioni più gravi si può ricorrere alla chirurgia. Esistono infatti manovre chirurgiche apposite che permettono di restituire al piede la propria forma naturale. In questi casi i migliori risultati si ottengono accorciando o allungando i tendini, oppure ricorrendo a osteotomie correttive.
Se però le articolazioni appaiono usurate dal tempo tali atti chirurgici non avrebbero alcun esito. In queste condizioni il piede piatto non può più essere risolto, tuttavia l’intervento tramite artrodesi, cioè fusione di articolazioni, permetterà al paziente di non sentire più dolore.